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L'incantatore di satelliti - racconto di Diene Mame Bougouma
Libro molto particolare, che fa molto riflettere.
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Nei panni di Valeria - Elísabet Benavent
Ho letto questo libro per pura curiosità dopo aver visto la serie su Netflix, pensavo non mi avrebbe presa conoscendo già la storia e invece sono rimasta attaccata ad ogni pagina fino ad arrivare alla fine. Come spesso, o sempre, accade il libro è diverso dalla versione televisiva e/o cinematografica, nonostante un po' di smarrimento iniziale per alcune sostanziali differenze rispetto alla versione di Netflix, ho apprezzato davvero tantissimo questo libro e non vedo l'ora di leggere gli altri capitoli. Elisabet ha una scrittura veramente piacevole e scorrevole, per niente pesante e sa usare le parole giuste senza essere troppo ripetitiva. Non avevo molte speranze che potesse piacermi, prima di leggerlo, ma devo dire che ne sono rimasta piacevolmente sorpresa! Chiara Saggio - 4 mesi fa |
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La portalettere - Francesca Giannone
"La Portalettere" è un’opera completamente priva di stile e come tale, salvo rare e lodevoli eccezioni, è da derubricarsi nella letteratura di genere “rosa”, dato che in Italia i generi si distinguono con i colori. "Quando leggo un romanzo", diceva Céline (e iddio solo sa quanto mi stia sullo stomaco), "ricerco lo stile dell’autore perché di storie è pieno il mondo". Lo stile, per dirlo in breve, è la somma non algebrica tra diversi addendi: la "forma mentis" dell’autore (spesso la mancanza di sanità mentale ha creato capolavori), l’"ésprit du temps" (la lingua che viene usata sia nell’ambiente ristretto dell’autore, sia nel mondo che accoglie fisicamente l’autore in un dato periodo), sia l’"intentio auctoris" (di cui Flaubert era un maniaco ovvero la cura per ogni singola frase e, anche, il significato che si cerca scrivendo: è lavoro? Si viene pagati a pagine? Sono convinto di scrivere l’opera di riferimento per il prossimo millennio?). In tutta l’opera ho individuato solo una frase di stile, in prima pagina: "Umido di afa, il vento faceva oscillare le foglie della grande palma al centro della piazza deserta". È un po’ poco per un libro che, seppur generosamente rilegato, supera le quattrocento pagine. Il resto è scrittura, solida, banale.
1) La similitudine come un lampo è banale ed è corredo dell’italiano standard. Delle due, l’una: o l’autrice l’ha messo inavvertitamente e non ha notato niente di strano e quindi non è una grande scrittrice (il che non vuol dire che non sappia scrivere o che sia una brutta persona), oppure l’intenzione dell’autore è parodica, un po’ come se si iniziasse un racconto con un incipit chiaramente rubato come "Quel ramo del lago di Como" (e in effetti, questa sì, è una frase di stile). Cosa avrebbe potuto metterci? Prendiamo a prestito Flaubert che pure è citato nel libro, mettiamoci un bell’avverbio pesantissimo che in italiano forse abbiamo: velocemente, celermente, rapidamente, lestamente, prontamente, sollecitamente, sveltamente, alla presta, tempestivamente, ci stiamo avvicinando ma che dire di rattamente (un po’ vecchio), istantaneamente (ci siamo quasi), fulmineamente (!), subitaneamente (!!) e, buon ultimo, repentinamente? 2) L’uso del passato remoto. Il romanzo, sin dalla sua nascita (ma NON nella sua evoluzione) ha un uso prediletto di questo tempo. Esso significa che qualcosa è avvenuto, è finito ed adesso ne cogliamo i frutti oppure ne aggiustiamo i danni. La caratteristica principale del passato remoto è che è rassicurante. È un dato di fatto che pone il lettore e l’autore entrambi con le spalle al muro evitando di farsi domande, quelle domande che invece la letteratura dovrebbe stimolare. Il passato remoto è la risposta. State per leggere una storia fatta e finita, prendere o lasciare. C’è chi prende e c’è chi lascia. Perché c’è chi lascia? È presto detto: perché negli Stati Uniti i fumetti di avventura e di guerra sono stati sostituiti dai supereroi? Perché la quotidianità non ha niente di interessante. A farci caso i grandi romanzi ottocenteschi sono pieni di supereroi: il popolo di Balzac obbediva e subiva delle leggi della società che per la prima volta venivano narrate in maniera quasi sistematica. Il popolo di Zola erano dei campioni di sfortuna. Il popolo di Flaubert erano dei campioni del niente che realizzavano che ingrandendo il proprio io a dismisura non li avrebbe portati letteralmente (è il caso di dirlo) da nessuna parte. Ne "La Portalettere" i nomi sono tutti assolutamente dimenticabili: Carlo, Antonio e Anna. L’autrice ci aggiunge un’altra ventina di comprimari, mio nonno li avrebbe chiamati Cecco, Beppe e Tonio. Perbacco, mettici un nome memorabile tipo Agamennone o Baldassare anche così per variare. Dopo poche pagine si comincia a perdere i riferimenti: chi è Carlo? Chi è Daniele? Chi è Lorenza?
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I miei stupidi intenti - Bernardo Zannoni
«Ma come in quel momento mi sentii più perduto, e debole, e invisibile.» Archy è una faina. Una faina figlia di una madre anaffettiva e priva di amore verso i propri figli e fratello di altre faine che da quella stessa madre sono odiate e ritenute inutili. Perché deboli, perché obblighi, perché nati quasi per rubare ossigeno ed energie. Il padre di questi fratelli è assente e la madre non esita a sbarazzarsi di chi nasce inutile o nel tempo lo diventa. Questa è la stessa sorte di Archy, Archy che tra queste pagine racconta la sua storia ma narra anche di quelle sorti che lo portano ad essere allontanato proprio da quella madre. Una madre che non esita a venderlo alla volpe, Solomon, per qualche provvista e per togliersi il peso di quel figlio ormai zoppo. Perché Archy cade nel tentativo di dare la caccia a un nido, cade proprio da quel nido posto ad alte altezze e da quel momento resta menomato. La sua zoppia lo accompagnerà a vita. Da questo momento ha inizio il suo percorso con Solomon e Gioele, il cane della volpe. Usuraia e furba è la volpe che introduce la faina alla parola di Dio. «Il prima e il dopo non si erano mescolati, uno aveva soffocato l’altro annullando la differenza.» Da questi brevi assunti ha inizio la crescita e lo sviluppo del libro ma anche la sua stessa evoluzione. La storia narrata dalla faina prenderà una sua forma e una sua connotazione, ma procederà passo passo tra perdite, riflessioni, analisi e tematiche forti ivi comprese quelle relative alla religione, alla famiglia. «Il loro sonno, così tranquillo, mi impressionò. Non capivo se quella vita fosse orribile o meno, se essere confinati in un recinto confortasse o avvilisse. Da dove li stavo guardando io, ne avevo pietà, così come gli altri; eppure quei musi suggerivano che loro ne avessero di noi.» È possibile accettare se stessi per come si è? È possibile far della propria esistenza una ragione essenziale del vivere e per vivere? È possibile che l’esistenza non sia soltanto qualcosa di fine a se stesso? Per Zannoni Archy non è altro che un pretesto, un artificio consolidato da sempre, un artificio narrativo per porsi e porre al prossimo domande sull’esistenza. Zannoni fonde instintualità e ragione, fonde il vivere con il sopravvivere, i legami affettivi, l’anaffettività, la responsabilità e la morte. Cosa allontana e/o avvicina l’uomo alla bestia?
«Anche io mi sento così, disse.
Tante le strade che percorrerà Archy nel suo vivere. Strade che lo porteranno a perdere amori, la sua famiglia, che lo porteranno a imparare a leggere e scrivere, a scoprire dell’amicizia, a instaurare determinati rapporti, a cadere e a rialzarsi. Tra presente e passato. Tra altri animali del presente e del passato. Tra maestri di vita e perdite. Legami sfilacciati e cadute. «Questo è il mio ultimo stupido intento: scappare, come tutti dall’inevitabile. Semmai Klaus tornerà che dia il mio corpo alla terra, o al fiume.» Maria Darida - 7 mesi fa |
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Spare - Prince Harry
Che fatica!
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Rancore - Gianrico Carofiglio
Rancore è un libro che ti coinvolge fin da subito. Tratta la storia di un medico, morto apparentemente di morte naturale e per questo motivo la figlia ingaggia una detective privata per capire se qualcuno abbia ucciso suo padre e perché.
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Elisabetta - Vittorio Sabadin
La storia inglese è una delle mie più grandi passioni, tra le tante letture che volevo approfondire sulla casata dei Windsor ho deciso di cominciare da questo libro, Elisabetta: l’ultima regina.
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CSS - Gianluca Troiani
Pratico, molto pratico per chi vuole imparare subito. Consiglio, come ogni manualistica sui linguaggi di programmazione, di scrivere codice oltre che leggerlo. Così facendo assimili di più e più velocemente. Non valido per approfondimenti ma consigliato per chi inizia. Utente 5216 - 8 mesi fa |
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Ecologia dei siti web - Maurizio Boscarol
Eccessivamente pomposo sotto certi aspetti, assolutamente non pratico per UI/UX designers ma completo al livello teorico e riflessivo. Utente 5216 - 8 mesi fa |
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L'investigatore informatico 2. - Riccardo Meggiato
Pietra miliare degli hacker in erba. Ormai obsoleto e con tecniche in disuso, diffonde però concetti e strategie ancora attuali. Lo consiglio, come testo di storia e non più come manuale. Utente 5216 - 8 mesi fa |
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