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L'orologiaio di Everton - Georges Simenon
«Del resto, non si trattava di controllo, Ben lo sapeva. Se a volte suo padre faceva in modo di vederlo, non era certo per sindacare il suo comportamento, ma solo per il piacere di un contatto, sia pure a distanza.» C’è una strana quiete in quel di Everton, una cittadina scandita dal ritmo della quotidianità, di una vita fatta di bicchieri di latte bevuti a casa di donne che si occupano della prole e mariti che si dilettano tra i locali e i boccali di vino e birra. Una quiete che nasconde una strana forma di tenerezza che, a sua volta, è emblema e simbolo di “una quiete prima della tempesta”, di una quiete che si mixa a dolcezza. Sembra quasi un paradosso nel paradosso. Ben è solo un bambino di pochi mesi, profuma di latte e pane appena sfornato. Il padre, Dave Galloway, si ritrova solo con lui. La moglie se ne è andata. Non una riga, non una parola. Tanti piccoli fogli accartocciati e strappati con tanti piccoli grandi tentativi di scrivere di un messaggio forse d’addio, forse di commiato, forse di derisione. Una donna dal profumo e dalle scarpe volgari, scelta appositamente per questo. Una piccola sfida per Dave ma anche il suo personalissimo atto di ribellione contro il sistema. Che fare adesso? Per Dave conta solo la felicità del figlio e a questo si dedica interamente. Senza nulla mai mettere innanzi a lui. Ben prima di tutto. Come stai Ben? Sei felice Ben? “Sì, Dad”, rispondeva solennemente questi. Un bravo ragazzo, un giovane uomo cresciuto con un padre forse troppo silenzioso ma pur sempre un padre. Un bravo ragazzo che anche a scuola sapeva cavarsela. Sono passati quindici anni e Dave è adesso spiazzato. È un sabato sera. A differenza del precedente in cui era raffreddato e non era uscito, sta tornando da casa di Musak. C’è silenzio, troppo silenzio. Ben presto si accorge che manca anche il suo furgone, quello di seconda mano acquistato appositamente per i piccoli spostamenti del suo lavoro di orologiaio. Ben già sapeva guidarlo seppur non disponesse ancora di una vera e propria patente di guida. Eppure è Ben ad averlo preso, pare, da quel che viene ad apprendere da una famiglia vicina, per una fuga d’amore. E se non si fosse trattata solo di una fuga d’amore? Se quel figlio cresciuto affinché fosse felice si rivelasse un assassino? Un giovane uomo capace di togliere la vita ad altri e senza nemmeno pentirsene? Chi è davvero Ben? Quali e quante risposte dare a quei giornalisti che cercano lo scoop e che interrogano il padre con domande alle quali egli stesso fatica a rispondere perché forse conscio del fatto che quel figlio non lo conosce davvero? «Ma Dave ascoltava? Gli pareva che le parole non fossero più parole, ma immagini che gli passavano davanti agli occhi come una pellicola a colori. Non avrebbe saputo ripetere una sola frase, eppure aveva l’impressione di aver seguito i movimenti di ciascuno dei personaggi citati.» Ancora una volta Simenon propone ai suoi lettori un’indagine psicologica forte, profonda, mai lasciata al caso. Un’indagine accompagnata da un ritmo narrativo ben cadenzato, mai troppo rapido, mai troppo lento. Anzi. Siamo davanti a un libro in cui personaggi ordinari vengono strappati a una vita che credono essere la loro per essere condotti sull’orlo del baratro, un baratro che non consente ammissioni, scuse, scusanti, eccezioni. Si tratta di un rapporto causa-effetto. Il figlio ha commesso un reato di cui non sembra essersi pentito, anzi, sembra andarne fiero. Il padre, dal suo canto, non abbandona quel figlio che è appunto carne della sua carne. Prima cerca di analizzare e comprendere, è destabilizzato, risponde ai giornalisti e alla polizia quasi come se fosse in uno stato di nebbia e confusione, dopo cerca di seguirne le orme, il figlio è pur sempre inseguito dalle forze dell’ordine di sei Stati e dall’FBI, inoltre, scopre anche rifiutarsi di volerlo vedere. All’inizio cerca anche di giustificarne il perché poi prende consapevolezza del dato e del fatto.
«Lo sguardo dei tre uomini non tradiva forse una stessa vita segreta, o meglio, una vita che aveva dovuto ripiegarsi su se stessa? Sguardo di esseri timidi, quasi rassegnati, mentre l’identica smorfia del labbro indicava una ribellione repressa. Erano tutti e tre della stessa razza, una razza opposta a quella di un Lane o un Musselman, o di sua madre. Gli pareva che in tutto il mondo non ci fossero che due tipi di uomini, quelli che chinano la testa e gli altri.» Maria Darida - 12 mesi fa |
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Il mio primo libro delle forme - Eric Carle
Molto carino, adatto a bambini sopra 2 anni di età. Katy Bianchi - 1 anno fa |
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Papparappa - Collettivo QB
ricco di filastrocche orecchiabili da cantare genitore e figlio Katy Bianchi - 1 anno fa |
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L'amore ai tempi del colera - Gabriel García Márquez
Utile questo riadattamento per conoscere la storia per coloro che hanno poco tempo ahimè da dedicare alla lettura. Mi piace il genere graphic novel,mi piacciono i disegni e colori che aiutano motto ad entrare nei dialoghi e nell’ambientazione. Ramona Dinice - 1 anno fa |
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R: Il mare dove non si tocca - Fabio Genovesi
E' una storia bella, divertente, commovente, non retorica. Un libro scritto veramente bene che consiglio a chiunque legga questo mio commento. Sara Ciardelli - 1 anno fa |
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Le vie del senso - Annamaria Testa
Consigliato in occasione de Il Maggio dei Libri 2022
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La storia infinita - Michael Ende
Prima di poter recensire questo libro devo farvi una confessione: non ho mai visto il film cult degli anni 80. Lo so, penserete "ma dov'è vissuta questa fino ad ora?!". Qui, insieme a voi, solo che a quanto pare a me manca un piccolo tassello . Spronata da mio marito che invece è stato un bambino affascinato da questa storia ho deciso di rimediare leggendo prima il libro...e non mi è proprio piaciuto. La partenza ha un buon potenziale, è avvincente e avventurosa, ma da metà libro in poi la storia diventa talmente piatta e noiosa che a tratti ho pensato seriamente di accantonare la lettura. Poi mi son fatta coraggio e l'ho finito, ma mi ha lasciata con un senso di indifferenza. Eppure il genere mi piace, ho adorato e divorato tutta la saga de Le cronache di Narnia, che a paragone secondo me è propio di un livello superiore. Insomma, per il bene del mio matrimonio guarderò anche il famoso film, ma solo perché mi è stato assicurato che è basato esclusivamente sulla parte carina del libro. Valentina Pifferati - 2 anni fa |
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Il matrimonio di mio fratello - Enrico Brizzi
Un romanzo bellissimo. Una “storia sbilenca, che un po' fa ridere e un po' mette paura” per dirla con le parole dell’autore. E che un po' commuove, aggiungo io. Primo tra i recenti romanzi dedicati all’infanzia, all’adolescenza, ai rapporti tra fratelli, a quelli tra genitori e figli e ai matrimoni che si spezzano, questo si distingue per le robuste dosi di ironia disseminate lungo le sue quasi cinquecento pagine. Pagine che scorrono veloci e non annoiano mai, anzi coinvolgono. Fanno riflettere e arrabbiare, anche. Fanno pensare a quanto la generazione dell’autore, che è anche quella di molti lettori, sia caduta in basso. Leggetelo, non ve ne pentirete. Una curiosità: tra gli ultimi romanzi di Brizzi, alcuni hanno come co-protagonista uno sport. Qui è l’alpinismo, in “Tu che sei di me la miglior parte” è il calcio, in “La primavera perfetta” è il ciclismo. Anche nel raccontare le imprese sportive, o le mancate imprese, Brizzi è un vero maestro. Chapeau. Marco Ciampolini - 2 anni fa |
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Tre - Valėrie Perrin
Tre amici, inseparabili durante gli anni della tarda infanzia e dell’adolescenza, progettano di andare a vivere a Parigi, dopo la maturità, per inseguire il loro sogno. Si perderanno, invece. Si ritroveranno solo trent’anni dopo, per scoprirsi cambiati, ammaccati dal tempo che è passato. Un libro sull’amicizia? Forse. Di certo il romanzo è un lungo viaggio - più di seicento pagine – attraverso l’infelicità umana. Leggiamo di malati di cancro che non vogliono curarsi perché stufi della vita; di madri e padri che abbandonano i figli lasciandoli crescere in famiglie sghembe; di adolescenti che si suicidano per amore; di aborti; di bambini imprigionati in un corpo che rifiutano e che, una volta diventati adulti, non hanno la forza di cambiare; di matrimoni falliti; di amori tossici; di incidenti stradali fatali; di maestri sadici che torturano gli allievi restando sostanzialmente impuniti e via dicendo. La prosa della Perrin è scarna, intrisa di realismo, raramente poetica, priva di lampi di speranza (a parte quella contenuta nelle ultime pagine in cui alcune cose, come per miracolo, o magari per la forza di una rinata amicizia, paiono aggiustarsi) e senza ironia. Verrebbe voglia di interrompere la lettura molto presto e sarebbe uno sbaglio perché, dopo quattrocento pagine, quando viene rivelato chi sia in realtà la misteriosa narratrice della storia, il testo diventa più coinvolgente. La sottotrama gialla, legata alla sparizione di Clotilde, trova la sua soluzione (prevedibile) proprio in quelle pagine. Due osservazioni, per concludere. La prima: se l’autrice avesse intitolato il romanzo “Quattro”, anziché “Tre”, avrebbe fatto una scelta più appropriata. Leggendo il libro, e non prima di pagina quattrocento, capirete perché. La seconda: il romanzo contiene in sé un altro romanzo, intitolato “Bianco di Spagna”, di cui si leggono degli estratti. Questo libro, scritto da Adrien, è forse più originale di quello che lo contiene. Di nuovo: leggendo il libro capirete perché. La lettura dei 92 brevi capitoli che costituiscono il romanzo è, nel complesso, piuttosto faticosa anche perché, nell’alternanza tra un capitolo e l’altro, l’autrice si diverte a viaggiare nel tempo tra il 2017 e il 1987, e poi ancora tra il 2018 e il 1994 e così via, rendendo il testo difficile da seguire. Una lettura molto impegnativa, quindi, sotto tutti i punti di vista. Marco Ciampolini - 2 anni fa |
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Usciti di Senna - Michel Bussi
Decisamente uno tra i thriller più avvincenti che abbia letto in quest'ultimo periodo. Durante l'edizione quinquennale dell'Armada di Rouen, un paesino lungo la Senna, si susseguono degli omicidi di marinai. Per risolvere l'enigma vediamo coinvolti Maline, una giovane giornalista e le forze dell'ordine guidate dal sempre più sfigato commissario Paturel. In un primo momento si sospetta di un delitto passionale, ma piano piano si aprono scenari sempre più intriganti con al centro un tesoro nascosto dai pirati. Non vi svelo altro, lascio alla vostra lettura il resto. Valentina Pifferati - 2 anni fa |
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