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Prenotare Libri
scusate, ma come si fa a prenotare i libri?
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Le ceneri di Angela - Frank McCourt
Eccellente, vale davvero la pena di essere letto, la traduttrice ha compiuto un mezzo miracolo nel rendere in italiano il fraseggiaare irlandese Gianni La Capra - 4 anni fa |
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La felicità del cactus - Sarah Haywood
Un libro da leggere! Spiritoso, leggero, ma con un sottofondo molto serio. Lo consiglio a tutti. Kristina Wallin - 4 anni fa |
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Fury - directed by David Weaver
In genere nelle biblioteche statali i libri film vengono scelti secondo la politica. I tedeschi sono sempre cattivi in questo film anche tedeschi hanno un cuore a me piaciuto anche se li vedo in inglese e al massimo riesco a capire il 70% questo Unico film che ti fa vedere che anche il nazi tedesco del cavolo soffre se gli viene sparato.
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Solaris [Risorsa elettronica] - [Un film di ]Steven Soderbergh
Un film che va visto….
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I diari della Borgogna - Ann Mah
Il libro ha una storia della seconda guerra mondiale molto bella, e una storia moderna un pò meno interessante. Direi che vale la pena leggerlo, anche se a me personalmente ha dato fastidio tutte le frasi in francese, come se l'autrice volesse far vedere che sa bene la lingua:-). Per me ha tolto fluidità al testo. Kristina Wallin - 4 anni fa |
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Il segreto della bambina sulla scogliera - Lucinda Riley
Un libro da leggere. Generalmente non mi piacciono i libri che saltano da una storia ad un'altra, ma qui è fatto in un modo molto intelligente, e non ho mai avuto la sensazione di dover saltare da un'epoca ad un'altra come un yo-yo, come normalmente succede. Ok, ci sono più di una storia di amore dentro, ma non sono per niente semplici e banali, e non finiscono assolutamente tutte con "e vissero felici e contenti". Kristina Wallin - 4 anni fa |
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L'estate delle coincidenze - Ali McNamara
Un libro molto bello, che ci guida nel mondo della magia irlandese. Non leggete se non vi piacciono le cose inspiegabili! Scorre molto bene ed è piacevole leggerlo. Kristina Wallin - 4 anni fa |
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L'inverno di Giona - Filippo Tapparelli
Non ha ricordi della sua infanzia Giona. Nemmeno uno. È consapevole di esser stato bambino ma la sua memoria è ferma ai giorni del presente o a quelli del passato prossimo. Vive in un tempo immobile dove i rammenti non esistono, dove non esiste un prima e dove la sua unica eredità è un logoro maglione rosso rattoppato che ha mutato la sua forma in funzione della sua crescita. Ha quindici anni, Giona. Vive con Alvise, un uomo che riveste la funzione di padre e nonno e che lo educa in modo austero, con la violenza, con il dolore, con il castigo. Perché questo è l’unico modo di apprendere, l’unico modo di far propria la conoscenza. «Hai sbagliato e queste sono le conseguenze. Lo sai benissimo. Io ti spiego come fare ma tu continui a sbagliare. Non impari. Ecco perché ti punisco. La sapienza, Giona, si acquisisce attraverso la sofferenza. Deve essere così. Diffida da chi impara con gioia, perché ciò che si apprende senza dolore, altrettanto facilmente si dimentica.» Anche i corpi raccontano una storia, l'una di precisione e di esattezza, di controllo, l'altra una di insicurezza, sottomissione, asservimento. Mentre Giona ha i capelli color iuta, il torace sottile, le gambe magre e lunghe, il collo e spalle spioventi, il vecchio ha capelli candidi, senza interferenze di grigio, mani grandi ma non sproporzionate, giuste per torcere la legna o insegnare, un corpo robusto quel tanto che basta a compiere i vari lavori e a incutere timore. Non solo nel nipote, ma in tutto il paese. Perché tutti, indistintamente, temono l’anziano. Tutti, indistintamente, si piegano al suo volere. «Perché non hai portato il maglione di sopra, Giona? mi chiede di nuovo. […] Guardami, Giona. Ora ti insegnerò cosa è il freddo e cosa è una scelta. Brucia il maglione nella stufa o lascialo dov’è ed esci da questa casa. […] È facile, Giona. Butta il maglione nella stufa o vai fuori di qui. La sua voce è diversa. Più affilata. Se avesse un colore sarebbe grigia come la lama del suo coltello. “Non sai cosa fare, Giona? È facile. Brucia il maglione, ha detto il vecchio. Brucialo e accucciati per terra vicino alla stufa. Almeno ti scalderai ancora per qualche ora, fino a quando non si raffredda. E domani ci penserai”. Ma così lo perderò e avrò freddo per sempre. “Allora esci dalla porta, passa la notte al gelo e spera che domani gli sia passata. Spera che ti faccia ritornare a casa, spera che ti ridia il maglione. Ma non hai nessuna certezza che lo farà. Quale delle due cose è quella giusta, bambino?” Non so.» Voce, che cosa devo fare? Voce, taci. Madre, dove sei? Padre, perché non vi trovo più? Mi sono allontanato soltanto per far pipì. Carbone, cosa ci fai qui micio? Scappare. Scappare da quelle punizioni, affrontare il passato, ricordare. «I ricordi fanno male ma non uccidono, Giona. Sei stato coraggioso. Sei ancora vivo.» Chi sei davvero Giona? Sei sicuro che questo sia il tuo vero nome? Un medico, un ospedale. Ciao Luca. Cos’è davvero l’inverno di Giona?
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Bianco - Bret Easton Ellis
«Un atteggiamento tossico sembrava esondare da ogni post o commento o tweet, che ci fosse davvero oppure no. Si trattava di un fastidio del tutto nuovo, qualcosa che non avevo mai provato prima – e si accompagnava a un’ansia, a un senso di oppressione che provavo ogni volta che mi arrischiavo ad andare in rete, la sensazione che in un modo o nell’altro avrei commesso uno sbaglio per il semplice fatto di condividere ciò che pensavo a proposito di qualcosa. Tutto ciò sarebbe stato impensabile dieci anni prima – l’idea che un’opinione potesse diventare qualcosa di sbagliato – ma in una società inferocita e polarizzata c’era chi veniva bloccato a causa delle proprie opinioni e perdeva follower perché veniva percepito in modi che potevano essere inesatti. […] Come se nessuno sapesse più distinguere un essere umano da una serie di parole digitate su un touchscreen. Il clima culturale in generale pareva incoraggiare il dialogo ma i social media erano diventati una trappola e quello a cui in realtà miravano era silenziare l’individuo.» L’idea di scrivere un nuovo romanzo, a distanza di ben trent’anni dall’uscita del primo, nasce in Ellis nel 2013 mentre si trovava in autostrada dopo aver trascorso una settimana a Palm Springs con un’amica con cui era stato al College negli anni ’80. Anni ben diversi da quelli attuali, anni in cui andare a scuola o non andarci, guardare un programma o un altro alla tv non aveva la stessa risonanza, protezione e ovattamento di oggi. «Non fregava niente a nessuno i quello che guardavamo o no, di come ci sentivamo o di cosa desideravamo, e non eravamo ancora stati incantati dalla religione del vittimismo. Paragonata a ciò che oggi viene considerato accettabile ora che i bambini sono ipercoccolati fino all’inettitudine, era l’età dell’innocenza.» Anni in cui comprese che non l’essere vincenti ma l’essere “frustrati, disillusi e feriti rendeva il piacere, la felicità, la consapevolezza e il successo sia più tangibili sia palesemente assai più intensi”. Ma adesso chi è Bret Easton Ellis oltre che “il cattivo” per eccellenza che divulga coscientemente sui vari canali social impressioni, considerazioni, provocazioni e pensieri? Come non far ciò, d’altra parte, in un’epoca in cui la libertà di parola si è evoluta al punto tale da diventare una cd. “responsabilità di parola” all’interno della quale viene abnegato ogni confine tra pubblico e privato tanto che ogni individuo si sente legittimato a proferir tutto ciò che passa per la mente? Il risultato pertanto del fenomeno è che i confini del che cosa è possibile o meno raccontare si sono talmente dilatati da raggiungere estremità vacue, non limiti.
«In passato, nell’ormai lontana epoca dell’Impero, gli attori potevano tutelare le loro identità scrupolosamente progettate ed enigmatiche in modo più facile e completo rispetto al giorno d’oggi, in cui tutti viviamo nel mondo digitale dei social media e dove i nostri telefoni catturano senza filtri istanti che una volta restavano privati e ciò che ci passa spontaneamente per la testa può venire tradotto in una frase o due su Twitter.» Maria Darida - 4 anni fa |
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