Forum » Search
Thread | Order: Relevance | Date | Title | RSS Feed |
---|---|---|
Fate il vostro gioco - Antonio Manzini
Dopo “L’anello mancante. Cinque indagini romane per Rocco Schiavone”, Antonio Manzini fa ritorno in libreria con “Fate il vostro gioco”, giallo che ci propone una nuova avventura del personaggio più famoso nato dalla sua penna e immaginazione; Rocco Schiavone.
«Pensavo che siamo come i serpenti. Ci lasciamo dietro la vecchia pelle perché abbiamo bisogno di quella nuova. Ma la vecchia pelle c’è stata. È un fatto, senza la vecchia pelle quella nuova non c’è» p. 378 «Che tu puoi essere qui e altrove, sei sempre tu e io sono sempre io. Tempo, spazio, non importa, Rocco. Quello che conta è che siamo qui. La differenza? A me certe cose non interessano più, a te sì. Ma il motiov lo conosci.» p. 380 «Lei sa come far credere che qualcosa sia vera? È semplice. Si dicono un sacco di verità comprovate e in mezzo, come un’insalata, si butta una cazzata che la gente prenderà per buona.» p. 388 Maria Darida - 4 anni fa |
||
Film Consogliati?
guardo una valanga di film in inglese con sottotitoli in inglese.---
|
||
Fiore di fulmine - Vanessa Roggeri
Nora Musa ha appena dieci anni quando la sua vita cambia radicalmente. Cresciuta in un piccolo villaggio minerario sardo, Monte Narba, a cavallo tra il 1800 e il 1900, la giovane ha un carattere irrequieto nonché la tipica tempra testarda e coraggiosa propria della sua famiglia oltre che una meravigliosa chioma bruna e magnetici e profondi occhi verdi, occhi indomabili, i suoi, come la foresta. Uscita prima in cerca della madre Luigia e di poi adirata con lei, la ragazzina, incurante del pericolo della tempesta che sta per sopraggiungere, si allontana da casa avventurandosi per i terreni e i colli limitrofi. E’ qui che il fulmine la colpisce, è qui che la sua esistenza si interrompe. E’ morta Nora, è morta. Di lei non resta altro che un corpicino freddo segnato da quel fiore di fulmine che dal collo alla caviglia l’ha marchiata. Eppure, pochi giorni dopo, Nora si risveglia riscoprendosi, oltretutto, bidemortos; ella è cioè capace di vedere i morti. I suoi fratelli e sua madre non la riconoscono più. Ha perso il calore, il sorriso, è divenuta cupa, taciturna. La cugina di Luigia farà, inoltre, di tutto pur di allontanarla da casa, plagerà infatti la già turbata madre facendo leva sulle superstizioni ed inducendola così a credere di fare il bene della discendente rinchiudendola in un istituto di orfanelle. Questa decisione sarà però fatale non solo le sorti di questa eclettica protagonista, ma anche per i consanguinei che ne pagheranno a caro prezzo le conseguenze.
“«Gli sciocchi hanno paura di ciò che non capiscono, ecco perché qualche bambina non ha piacere di giocare o parlare con te. Non comprendono che sei un miracolo vivente, un segno della misericordia di Dio.»
«Già, proprio di foresta stiamo parlando. Il guaio però è che la foresta non la puoi comandare, e nemmeno capire» p. 84 «Non è vero che una donna può non avere potere e libertà», le disse un giorno con tutta la forza del suo spirito. «Il lavoro e l’istruzione rendono la donna libera, nonché una governatrice giusta e generosa della propria famiglia» p. 152 «Ho pensato che le piante di questo giardino potrebbero essere entrate in corrispondenza con certi dolori dell’anima che affliggono chi le ama e ogni giorno se ne prende cura. E’ probabile allora che come naturale conseguenza, i rami, le foglie e le rare infiorescenze mostrino i segni esteriori di quella sofferenza. Ecco perché non riuscite a trovare il male che le affligge: viene da dentro, da recessi che non si possono scrutare» p. 170 Maria Darida - 6 anni fa |
||
Fiori sopra l'inferno - Ilaria Tuti
Bosco di Travenì. Il corpo di un uomo viene rinvenuto privo di vita. Giace sull’erba in posizione supina, è coperto di brina. Il candore della sua pelle contrasta con il nero dei capelli e del pube. Le braccia sono poste lungo i fianchi, le mani adagiate su un cuscino di muschio, tra le dita qualche fiore invernale dai petali pallidi e trasparenti. Un dipinto quello che si apre innanzi alla squadra di polizia, in cui gli unici colori sono determinati dal rosso cadmio scuro del sangue ormai freddo, delle vene svuotate, dalle membra rigide. Il gelo ne ha mantenuta integra la conservazione, nessun odore se non quello della selva, della terra umida e delle foglie marcescenti è percepibile nell’aria.
|
||
Frammentario del mattino - Antonio Morelli
Già autore di ben quattro raccolte, Antonio Morelli, poeta empolese di grande sensibilità ed acume, ci dedica e fa destinatari di “Frammentario del mattino”, (Edizioni Erasmo, anno 2015), componimento con cui lo scorso 30 aprile, a Livorno, ha ottenuto la menzione speciale della seconda edizione del Concorso “Giorgio Caproni”.
«Quando sono poeta
|
||
Fury - directed by David Weaver
In genere nelle biblioteche statali i libri film vengono scelti secondo la politica. I tedeschi sono sempre cattivi in questo film anche tedeschi hanno un cuore a me piaciuto anche se li vedo in inglese e al massimo riesco a capire il 70% questo Unico film che ti fa vedere che anche il nazi tedesco del cavolo soffre se gli viene sparato.
|
||
Galline in fuga - [diretto da] Peter Lord & Nick Park
Bel film ma manca il finale..almeno in questa copia che ci e' capitata.Credo manchino pochi minuti.. Beatrice Boldrini - 6 anni fa |
||
Generi
Manaca la ricerca per genere,,,,, esempio a me piace il genere horror
|
||
Gli adepti - Ingar Johnsrud
Se qualcuno paragona quest'astro nascente del noir scandinavo al più famoso Jo Nesbo,c'è più di un motivo. Innanzitutto non può sfuggire la similitudine tra Gli Adepti e Il Pettirosso di Nesbo,che costituisce la prima tranche della trilogia di Oslo.In entrambe le opere passato e presente,realtà storica e fiction si intersecano e si completano in un intreccio appassionante la cui lettura si stenta a sospendere anche per breve tempo. E poi di comune ai due scrittori c'è il ritmo pungente che tocca l'apice nella descrizione delle scene d'azione in cui nessuna efferatezza viene negata al lettore. Tuttavia Johnsrud,rispetto a Nesbo, soffre ogni tanto di qualche eccessiva caduta di tensione,che può rendere impaziente il lettore o addirittura irritarlo. Infine trattandosi di un esordio si può senz'altro perdonare una certa piattezza nella caratterizzazione dei personaggi principali: troppo poco si sa di questo ispettore Fredrik Beier e di alcuni dei suoi comprimari.Vedremo però in futuro se a questa avventura ne seguiranno delle altre, come evolverà il protagonista anche se ha già collezionato una tale ridda di batoste che chiunque non fosse solo un personaggio di fantasia, avrebbe di sicuro cambiato mestiere! Angelo Amenta - 6 anni fa |
||
Gli ultimi tre giorni di Fernando Pessoa - Antonio Tabucchi
«E poi ho cominciato a voler decifrare la realtà, come se la realtà fosse decrifrabile, ed è venuto lo sconforto. E con lo sconforto, il nichilismo, poi non ho più creduto a niente, neppure a me stesso. E oggi sono qui al tuo capezzale, come uno straccio inutile, ho fatto le valige per nessun luogo, e il mio cuore è un secchio svuotato» p. 21 1935. E’ la fine del mese di Novembre quando Fernando Pessoa accusa quel dolore addominale che ne comporterà il ricovero presso l’ospedale di Sao Luis Dos Franceses. E’ in questo luogo che si consumeranno gli ultimi tre giorni della sua vita; settantadue ore che saranno scandite dal ricordo, dal sogno e dal delirio, settantadue ore durante le quali il portoghese riceverà visite tanto inaspettate quanto inestimabili. I suoi personaggi, tra cui quelli con il cui nome ha pubblicato la sua opera, non mancheranno, infatti, di dialogare con lui, di confessarsi, di raccogliere le sue ultime volontà, di accomiatarsi nell’oblio. Il tutto sino all’incontro con il suggestivo “Maestro”.
«Anch’io ho dimenticato la morte, disse Antonio Mora, perché ho letto il paterno Lucrezio che insegna il ritorno della vita nell’Ordine della Natura, e ho capito che tutti gli atomi che ci compongono, queste particelle infinitesimali che sono il nostro corpo di ora, dopo torneranno nel ciclo eterno e saranno acqua, terra, fertili fiori, piante, la luce che dà la vista, la pioggia che ci bagna, il vento che ci scuote, la neve candida che ci avvolge col suo manto in inverno. Noi tutti ritorneremo qui sulla terra, o grande Pesoa, nelle innumerevoli forme che vuole la Natura, e forse saremo un cane chiamato Jò, un filo d’erba o le caviglie di una giovane inglese che guarda stupita una piazza di Lisbona. Ma la prego, è presto per partire, resti ancora un po’ fra noi, in quanto Fernando Pessoa» p. 54 Maria Darida - 5 anni fa |
||
220 Messaggi in 216 Discussioni di 22 utenti
Attualmente online: Non c'è nessuno online.