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Film Consogliati?
guardo una valanga di film in inglese con sottotitoli in inglese.---
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Fiore di fulmine - Vanessa Roggeri
Nora Musa ha appena dieci anni quando la sua vita cambia radicalmente. Cresciuta in un piccolo villaggio minerario sardo, Monte Narba, a cavallo tra il 1800 e il 1900, la giovane ha un carattere irrequieto nonché la tipica tempra testarda e coraggiosa propria della sua famiglia oltre che una meravigliosa chioma bruna e magnetici e profondi occhi verdi, occhi indomabili, i suoi, come la foresta. Uscita prima in cerca della madre Luigia e di poi adirata con lei, la ragazzina, incurante del pericolo della tempesta che sta per sopraggiungere, si allontana da casa avventurandosi per i terreni e i colli limitrofi. E’ qui che il fulmine la colpisce, è qui che la sua esistenza si interrompe. E’ morta Nora, è morta. Di lei non resta altro che un corpicino freddo segnato da quel fiore di fulmine che dal collo alla caviglia l’ha marchiata. Eppure, pochi giorni dopo, Nora si risveglia riscoprendosi, oltretutto, bidemortos; ella è cioè capace di vedere i morti. I suoi fratelli e sua madre non la riconoscono più. Ha perso il calore, il sorriso, è divenuta cupa, taciturna. La cugina di Luigia farà, inoltre, di tutto pur di allontanarla da casa, plagerà infatti la già turbata madre facendo leva sulle superstizioni ed inducendola così a credere di fare il bene della discendente rinchiudendola in un istituto di orfanelle. Questa decisione sarà però fatale non solo le sorti di questa eclettica protagonista, ma anche per i consanguinei che ne pagheranno a caro prezzo le conseguenze.
“«Gli sciocchi hanno paura di ciò che non capiscono, ecco perché qualche bambina non ha piacere di giocare o parlare con te. Non comprendono che sei un miracolo vivente, un segno della misericordia di Dio.»
«Già, proprio di foresta stiamo parlando. Il guaio però è che la foresta non la puoi comandare, e nemmeno capire» p. 84 «Non è vero che una donna può non avere potere e libertà», le disse un giorno con tutta la forza del suo spirito. «Il lavoro e l’istruzione rendono la donna libera, nonché una governatrice giusta e generosa della propria famiglia» p. 152 «Ho pensato che le piante di questo giardino potrebbero essere entrate in corrispondenza con certi dolori dell’anima che affliggono chi le ama e ogni giorno se ne prende cura. E’ probabile allora che come naturale conseguenza, i rami, le foglie e le rare infiorescenze mostrino i segni esteriori di quella sofferenza. Ecco perché non riuscite a trovare il male che le affligge: viene da dentro, da recessi che non si possono scrutare» p. 170 Maria Darida - 7 anni fa |
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Fiori sopra l'inferno - Ilaria Tuti
Bosco di Travenì. Il corpo di un uomo viene rinvenuto privo di vita. Giace sull’erba in posizione supina, è coperto di brina. Il candore della sua pelle contrasta con il nero dei capelli e del pube. Le braccia sono poste lungo i fianchi, le mani adagiate su un cuscino di muschio, tra le dita qualche fiore invernale dai petali pallidi e trasparenti. Un dipinto quello che si apre innanzi alla squadra di polizia, in cui gli unici colori sono determinati dal rosso cadmio scuro del sangue ormai freddo, delle vene svuotate, dalle membra rigide. Il gelo ne ha mantenuta integra la conservazione, nessun odore se non quello della selva, della terra umida e delle foglie marcescenti è percepibile nell’aria.
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Frammentario del mattino - Antonio Morelli
Già autore di ben quattro raccolte, Antonio Morelli, poeta empolese di grande sensibilità ed acume, ci dedica e fa destinatari di “Frammentario del mattino”, (Edizioni Erasmo, anno 2015), componimento con cui lo scorso 30 aprile, a Livorno, ha ottenuto la menzione speciale della seconda edizione del Concorso “Giorgio Caproni”.
«Quando sono poeta
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Fury - directed by David Weaver
In genere nelle biblioteche statali i libri film vengono scelti secondo la politica. I tedeschi sono sempre cattivi in questo film anche tedeschi hanno un cuore a me piaciuto anche se li vedo in inglese e al massimo riesco a capire il 70% questo Unico film che ti fa vedere che anche il nazi tedesco del cavolo soffre se gli viene sparato.
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Galline in fuga - [diretto da] Peter Lord & Nick Park
Bel film ma manca il finale..almeno in questa copia che ci e' capitata.Credo manchino pochi minuti.. Beatrice Boldrini - 8 anni fa |
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Generi
Manaca la ricerca per genere,,,,, esempio a me piace il genere horror
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Giochi proibiti - François Boyer
«“Dov’è tuo padre?”.
François Boyer pubblica il suo “Giochi proibiti” nel 1947. Il libro è inizialmente ignorato tanto dai lettori quanto dalla critica. È solo dopo la trasposizione cinematografica di René Clément che torna alla ribalta e inizia ad avere successo. Ma attenzione, non è un libro che risparmia, non è un ennesimo libro sulla guerra per nessun motivo scontato. Al contrario è un romanzo crudele e folgorante che si focalizza e concentra sugli orrori della Seconda guerra mondiale e vi riesce per mezzo degli occhi di due bambini, Michel e Paulette. Due bambini, questi, investiti dalla guerra che osservano, sono travolti e privati di tutto da una guerra che non gli appartiene.
«Saint-Faix ignorava la Storia. E in quel giorno di giugno del 1940 fu chiaro che la Storia contraccambiava Saint-Faix con un identico disprezzo.» È qui che vive una contadina dai modi altrettanto contadini e agri, Michel Dollé di anni dieci. Una volta incontrata Paulette nel bosco se la porta a casa. La guerra spezza, distrugge, nulla risparmia, al contrario i rapporti tra bambini sono rapidi ed immediati, semplici e diretti.
«Chi non ha Dio non ha morale, chi non ha un prete non ha morale, chi non ha un tempio non ha morale, un senza morale è un amorale, un amorale è un immorale, evviva la morale, e mamma Dollé aveva concluso: “Ci fa la morale”.» È possibile delineare un confine tra bene e male, innocenza e corruzione? L’opera di Boyer è un’opera dissacrante, senza confini, senza tempo. È uno scritto che imbarazza, spiazza, inizia alla vita, tocca il lettore con personaggi che non conoscono altro che la guerra, che sembrano aver dimenticato tutto quello che c’è stato prima e che non sembrano poter credere in un dopo.
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Giura - Stefano Benni
«Giura che non mi dimenticherai. Giura su ogni scrigno di noce, e su ogni chicco di uva e grillo nascosto e stella del firmamento. Giura per il fiato che manca quando ci tuffiamo nella paglia, giù per dieci metri dal granaio, e dopo tanti voli siamo un po’ pesti ma felici.» Protagonista di questo nuovo romanzo a firma Stefano Benni è Febo, adolescente di appena tredici anni che vive in un borgo sull’Appennino insieme ai nonni. All’ombra dei Castagni Gemelli tante leggende si susseguono, alcune paurosissime, altre di grande umanità e intensità. Tanti sono i personaggi che si susseguono che vanno da Slim e i sette fratelli di Carta a Zanza passando per Bue e il padre Chicco, ma tra tutti è lei ad essere la vera co-protagonista: Luna. Luna che vive con ‘Ca Strega, Luna che è selvaggia, Luna che è muta o forse muta non è ma dalla sua bocca non proferiscono mai parole, Luna che in uno di quei tanti lanci sulla paglia cade male e si ferisce alla schiena restando costretta su una sedia a rotelle. E anche se a poco a poco sente nuovamente i suoi piedi e anche se a poco a poco quella sensibilità arriva, non ne fa parola con l’amico di sempre. Poi, il mutamento, il rinnovamento, poi una profezia in un pomeriggio dei tanti su una mano di ferro. I destini che si separano, le strade che si allontanano per incroci e sentieri diversamente percorsi. Luna si risveglia in un istituto di suore in cui potrà recuperare la voce grazie al dottor Mangiafuoco, Febo si ritrova in città dove porta avanti i suoi studi.
«Anche perché mi piaceva andare al fiume a pescare. E non è vero che è una cosa diversa, perché un amo in bocca fa male, e non è vero che i pesci non soffrono perché sono muti, come mi facevi capire tu Luna, quando ti mostravo le mie prede.» Si ritrovano adulti, si rincontrano. Lei in quel del gelo nordico, lui in quel del caldo tropicale. Ancora una volta agli antipodi. Lui che ha fatto della passione per l’ecologia il suo lavoro e che adesso è padre, lei che ha fatto della sua assenza di voce la voce di altri dedicando la sua esistenza all’aiuto del prossimo, all’insegnare la lingua dei segni a chi non ha altri strumenti. Si ritroveranno per quell’ultima separazione che incombe e che non risparmia. «Ma non scriverò più. Sognerò, piuttosto. Sogno e ti vedo mentre con aria di sfida mi dici “vedi, vado a testa alta, più in alto di tutti”. E il ramo cede e caschi dal fico. E io ragazza muta vengo a chiederti con i segni: ti sei fatto male? Poi ti aiuto a rialzarti, e ce ne andiamo. Dove? In quale pianeta? In nessun altro pianeta. Qui. È qui che siamo stati un po’ felici.» Con “Giura” il lettore è partecipe di un romanzo in cui tutte le caratteristiche e tematiche tipiche dell’autore non vengono a mancare. Se già conoscete e amate la sua penna vi sentirete a casa. Non mancheranno luoghi e situazioni surreali avvalorati da quel giusto tocco di ironia e malinconicità, di brio e di nostalgia, di profezia e di fato, di destino e di vita. Il tutto in un caleidoscopio di personaggi che colorano le pagine con le loro variopinte sfumature e peculiarità. Il tutto in un mix di circostanze che, tra un tono leggero e l’altro, affrontano anche problematiche attuali e vicine a ogni uomo. Se al contrario non amate lo stile narrativo dello scrittore e non siete avvezzi a scritti caratterizzati da irreale e oniricità sarà un po’ più faticoso entrare nelle pagine, diventarne davvero partecipi, farle proprie.
«I due giganti erano felici di essere morti insieme. Ma anche se noi eravamo insieme e abbracciati, lo sapevamo. Ci avevano diviso, ancora una volta.» Maria Darida - 12 mesi fa |
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Gli adepti - Ingar Johnsrud
Se qualcuno paragona quest'astro nascente del noir scandinavo al più famoso Jo Nesbo,c'è più di un motivo. Innanzitutto non può sfuggire la similitudine tra Gli Adepti e Il Pettirosso di Nesbo,che costituisce la prima tranche della trilogia di Oslo.In entrambe le opere passato e presente,realtà storica e fiction si intersecano e si completano in un intreccio appassionante la cui lettura si stenta a sospendere anche per breve tempo. E poi di comune ai due scrittori c'è il ritmo pungente che tocca l'apice nella descrizione delle scene d'azione in cui nessuna efferatezza viene negata al lettore. Tuttavia Johnsrud,rispetto a Nesbo, soffre ogni tanto di qualche eccessiva caduta di tensione,che può rendere impaziente il lettore o addirittura irritarlo. Infine trattandosi di un esordio si può senz'altro perdonare una certa piattezza nella caratterizzazione dei personaggi principali: troppo poco si sa di questo ispettore Fredrik Beier e di alcuni dei suoi comprimari.Vedremo però in futuro se a questa avventura ne seguiranno delle altre, come evolverà il protagonista anche se ha già collezionato una tale ridda di batoste che chiunque non fosse solo un personaggio di fantasia, avrebbe di sicuro cambiato mestiere! Angelo Amenta - 8 anni fa |
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