Forum » Search
Thread | Order: Relevance | Date | Title | RSS Feed |
---|---|---|
Resto qui - Marco Balzano
Esiste un popolo tirolese che nel periodo della seconda guerra mondiale ha dovuto fare i conti con il regime fascista e nazista e successivamente ha dovuto annegare le proprie radici in una diga voluta dal sistema e dal progresso.
|
||
Le stanze buie - Francesca Diotallevi
Per puro caso, alla biblioteca di Cerreto Guidi, scorgo con la coda dell’occhio questo libro. Ciò che da subito mi colpisce è la sua immagine di copertina. Quasi d’impulso prenoto il libro ed inizio a leggerlo. Vengo immediatamente proiettata nell’epoca più bella fine ‘800 inizio ‘900. I protagonisti sembra di conoscerli da sempre e la trama mi coinvolge al punto che riesco a divorarlo nel giro di poche settimane.
|
||
Cambiare l'acqua ai fiori - Valėrie Perrin
Un libro introspettivo, che ti prende per mano, accompagnandoti ad un vero scontro con la vita e poi con la morte. Perché è di questo che si parla e spesso ci ritroviamo a fare i conti con chi ormai non c’è più e tra lasciarsi andare e ricominciare, Valérie Perrin ci ricorda costantemente che c’è sempre una buona ragione per rimettersi in gioco, perché in ogni caso ne varrà sempre la pena.
|
||
La via del miele
«La libertà, amica mia, ha sempre un prezzo. Devi scegliere. Ricorda, Maddalena, qualunque cosa farai noi saremo sempre con te. Potrai sempre contare su di noi.» Crescere non è semplice e non è semplice nemmeno la vita nelle grandi città. A volte siamo sconfortati, altre volte siamo travolti da una routine senza soste, eppure, è altrettanto vero che, man mano che andiamo avanti troviamo un equilibrio e questo è ciò che più ci sprona a vivere e a dedicarci ai nostri interessi. Questo è anche un po’ quello che succede ad Alice, protagonista de “La via del miele” di Cristina Caboni, in libreria dallo scorso ottobre 2022 per Garzanti.
«Non permettere alle circostanze di governare la tua vita, ma cherie.» Sarà molto tempo dopo, infatti, che Alice scoprirà la vera ragione di quella chiamata. Emma è morta e le lascerà in dono la figlia Amélie di cui nessuno era a conoscenza. L’arrivo di un figlio, desiderato o non, porta sempre scompiglio. Alice ha avuto una vita concentrata su se stessa, adesso la priorità diventa Amélie e con lei dovrà riorganizzare tutti i suoi spazi e la sua quotidianità (facendo attenzione a non perdere il lavoro). Sarà da qui che deciderà di partire e di andare in Sardegna, luogo mistico e magico in cui la sorella defunta voleva portarla in quella che al tempo era stata definita come una pazzia. «Ci ragionò su come faceva con tutto il resto, analizzando i pro e i contro. Se avesse accettato quell’invito, e ancora non ne era certa, tutto si sarebbe svolto alle sue condizioni. Niente di romantico.» È proprio quando si è obbligati a rimettersi in gioco, ad uscire dai propri schemi, dalle proprie certezze che è possibile crescere. Ed è questo ciò che accade ad Alice. Ella verrà a contatto con le sue più grandi paure ma, al contempo, riuscirà a leggersi davvero e a capire chi è e cosa desidera.
|
||
Fame d'aria
«Che se a ogni uomo e donna di questa terra dicessero quanto è difficile fare figli normali, nessuno ne farebbe più. Basta un niente, una proteina non assimilata, un enzima che non fa il suo lavoro. La normalità è come un biglietto della lotteria. Invece tutti pensano che sia naturale il contrario. Che un figlio è come un elettrodomestico, costruito per funzionare alla perfezione. Soltanto chi ci passa sa quante competenze ci vogliono per attraversare una strada, per prendere una penna in mano.» È una scelta coraggiosa quella di Daniele Mencarelli con “Fame d’aria”. Una scelta coraggiosa perché l’autore vede la storia e decide di trattarla, vede la sceneggiatura teatrale e decide di metterla in scena anche se questo significa addentrarsi nei meandri dello spettro autistico. Ed è proprio questo il tema che regge e conduce per quella che è la sua ultima fatica. Pietro Borzacchi e il figlio Jacopo sono in viaggio. Il loro obiettivo è la Puglia, luogo dove si rincontreranno con Bianca, attualmente nel milanese, la madre del ragazzo, per celebrare una data importante che segna “il dove tutto ha avuto inizio”. Tuttavia qualcosa va storto, la frizione della vecchia golf di Pietro non regge, è venerdì pomeriggio, loro devono essere a destinazione entro lunedì e sono spersi nel nulla tra paesini arroccati e luoghi incantevoli. Il paese più vicino dove vengono a ritrovarsi in attesa che Oliviero, il meccanico, sistemi il guasto è S. Anna del Sannio, un paesello di poche anime che non attende visitatori. Si trovano così ad alloggiare in un bar che un tempo era anche pensione di proprietà di Agata e qui conoscono anche Gaia, giovane e bella che va oltre la facciata. Perché Pietro e Jacopo non sono un padre e un figlio che vivono in quella che siamo abituati a considerare normalità. Jacopo è affetto da una forma di autismo a basso funzionamento che lo porta a vivere in un perenne stato neonatale. Sa pronunciare solo un “mhmm” che cambia di intensità a seconda delle richieste e nonostante i suoi diciotto anni deve essere cambiato, accudito, gestito. La cosa forse più semplice è farlo mangiare perché è un po’ come un orologio; si carica e parte in automatico. Pietro non sa più cosa sia essere. Vive in perenne accudimento del figlio, lo odia. Odia la situazione che stanno vivendo, odia dover fare, è pieno di rabbia ma nulla fa mancare a Jacopo. Vive una totale e completa forma di abnegazione ma comunque resta vigile e attento ai bisogni di quel figlio che è la sua condanna e che è così lontano dalle aspettative. Gaia, in questo senso, riuscirà a riportare alla luce il Pietro non PietroJacopo, il Pietro che vive, che sogna, che ha desideri come tutti. Si creeranno anche degli equivoci ma pian piano le crepe diventeranno crateri e ogni verità verrà alla luce. «Non ricorda, Pietro, quando è stata l’ultima volta che ha parlato con un altro essere umano di sé stesso e non del figlio. Proprio di lui.» Perché per Pietro la vita ha preso una piega inaspettata. La moglie laureata in scienze politiche ha dovuto lasciare il lavoro per prendersi cura del figlio, su Pietro gravano le responsabilità e rappresenta al contempo l’unica fonte di entrata economica. Ma può bastare un solo stipendio a sopperire alle cure necessarie? Cosa succede quando la tua vita non è più tua e inizi a far debiti perché in qualche modo quelle cure proprio non puoi fargliele mancare ma non hai aiuti da nessuno, ancor meno dallo Stato, perché hai un contratto a tempo indeterminato con uno stipendio fisso, fidi su fidi e a differenza di altri figura che hai qualcosa mentre altri che lavorano in nero hanno aiuti su aiuti perché i soldi in casa li fanno entrare dalla porta sul retro? Come difendersi da un mondo che sembra chiuderti la porta in faccia? Come sopravvivere, come ricordarsi che esisti anche quando tu per primo non lo ricordi più? «Dopo aver oltrepassato il boschetto, una radura affacciata sui monti.
Daniele Mencarelli riesce in quello che spesso si vuole negare per comodità. È più facile immaginarsi questi genitori eroi in quel che è una non fortuna ma questi genitori, sono davvero eroi? Egli mostra il volto oscuro, un’altra faccia della medaglia, una medaglia in cui non si è altro che soli a convivere e combattere con un mostro più grande che non perdona e non cambia. Mencarelli ci solletica con una storia d’amore anche se in parvenza trasuda l’odio ma ci ricorda anche che non siamo che semplici esseri umani chiamati a convivere con una battaglia che non sempre più essere vinta. Vi riesce con un lungo racconto dai toni scanzonati, meno poetici ma ben cadenzati e studiati e dove nulla è lasciato al caso. Né come personaggi, né come parole. Parole che hanno tutte e indistintamente un peso, parole che ci fanno riflettere e ci fanno entrare per una porta sul retro che spesso resta chiusa. Anche la scelta di narrare la vicenda dal punto di vista del padre e non della madre non è causale. Non c’è vittimismo tra queste pagine, non c’è autocommiserazione, c’è emozione e sentimento, c’è una realtà che tocca e coinvolge.
|
||
R: Le stanze buie - Francesca Diotallevi
Ho letto questo libro spibta dalla recensione di Sara e...sono rimasta piacevolmente sorpresa. Pur non essendo il genere di libri che io amo ( vicenda ambientata alla fine dell'Ottocento incentrata sulla psicologia del maggiordomo e i componenti della famiglia nobile) mi è piaciuto tantissimo. La scrittura è piacevole e la vicenda è non è mai scontata. Sono d'accordo con Sara, è un libro che merita di essere letto Sandra Persichini - 6 mesi fa |
||
Giochi proibiti - François Boyer
«“Dov’è tuo padre?”.
François Boyer pubblica il suo “Giochi proibiti” nel 1947. Il libro è inizialmente ignorato tanto dai lettori quanto dalla critica. È solo dopo la trasposizione cinematografica di René Clément che torna alla ribalta e inizia ad avere successo. Ma attenzione, non è un libro che risparmia, non è un ennesimo libro sulla guerra per nessun motivo scontato. Al contrario è un romanzo crudele e folgorante che si focalizza e concentra sugli orrori della Seconda guerra mondiale e vi riesce per mezzo degli occhi di due bambini, Michel e Paulette. Due bambini, questi, investiti dalla guerra che osservano, sono travolti e privati di tutto da una guerra che non gli appartiene.
«Saint-Faix ignorava la Storia. E in quel giorno di giugno del 1940 fu chiaro che la Storia contraccambiava Saint-Faix con un identico disprezzo.» È qui che vive una contadina dai modi altrettanto contadini e agri, Michel Dollé di anni dieci. Una volta incontrata Paulette nel bosco se la porta a casa. La guerra spezza, distrugge, nulla risparmia, al contrario i rapporti tra bambini sono rapidi ed immediati, semplici e diretti.
«Chi non ha Dio non ha morale, chi non ha un prete non ha morale, chi non ha un tempio non ha morale, un senza morale è un amorale, un amorale è un immorale, evviva la morale, e mamma Dollé aveva concluso: “Ci fa la morale”.» È possibile delineare un confine tra bene e male, innocenza e corruzione? L’opera di Boyer è un’opera dissacrante, senza confini, senza tempo. È uno scritto che imbarazza, spiazza, inizia alla vita, tocca il lettore con personaggi che non conoscono altro che la guerra, che sembrano aver dimenticato tutto quello che c’è stato prima e che non sembrano poter credere in un dopo.
|
||
L'investigatore informatico 2. - Riccardo Meggiato
Pietra miliare degli hacker in erba. Ormai obsoleto e con tecniche in disuso, diffonde però concetti e strategie ancora attuali. Lo consiglio, come testo di storia e non più come manuale. Utente 5216 - 6 mesi fa |
||
Ecologia dei siti web - Maurizio Boscarol
Eccessivamente pomposo sotto certi aspetti, assolutamente non pratico per UI/UX designers ma completo al livello teorico e riflessivo. Utente 5216 - 6 mesi fa |
||
CSS - Gianluca Troiani
Pratico, molto pratico per chi vuole imparare subito. Consiglio, come ogni manualistica sui linguaggi di programmazione, di scrivere codice oltre che leggerlo. Così facendo assimili di più e più velocemente. Non valido per approfondimenti ma consigliato per chi inizia. Utente 5216 - 6 mesi fa |
||
255 Messaggi in 248 Discussioni di 33 utenti
Attualmente online: Ci sono 1 utenti online